disperso confondendomi nelle stanze
con gli specchi deformanti ragiono
d’incerti termini morali di profili e ruoli
paterni, parentali, tecnici e professionali
quei gioghi colorati a intarsio che fan
dei buoi la dispotica guida ed avvertita
come nell’appaiarsi servo-padrone,
paradigma dell’algebra sentimentale
spianato il Golgota e abbacchiate suture
timidi baci e sussurrate umide fessure
unioni sperate in timide pallide allusioni:
quanta estraneità, che suoni lontani ….
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Sulla fiducia, sperando che voti no
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il problema dell’estraneità non mi fa dormire la notte! Proverò con un sonnifero noto.
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