e fingere ad ogni dunque
che la propria vita sia quella esteriore
anche fottendosene che i parametri
proprio non si somiglino
l’ingenuità di chi vive nel malanno
è pari a quella dell’affamato:
per un pezzo di pane cambio nome a mia madre
per una crosta di formaggio mi fingo cieco
qualche problema in più
s’incontra nell’espression dei sentimenti
forse perché son essi tutto pe’ gli altri
ma non per chi vive da specchio
e riflette su deformate immagini riflesse ….
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Deformate immagini riflesse. Ineluttabili, a loro modo vivide, talvolta soffocanti. Eppure, riflettendoci, a parte i sistemi per bypassarle, tracce di autenticità reciproca dimorano in particolari benevolmente tralasciati in fase di costruzione della duplice visione.
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eh sì, proprio così!!
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Né, quando m’impegno? Sembro vera 😉
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🙂 🙂
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senti maaa, hai scritto di essere un gran cuoco: me la prepari la 546 dell’Artusi? 😛
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