Testamento gastronomico

immagino bollire un enorme pentolone
con dentro fegati milze e altre cose buone
tante spezie e aromi, ossa e budella
che cuocendo per ore tutto s’è squagliato,
è profumata, densa e rosa, è la mortadella

disarmato m’interrogo circa l’affermarsi
della nobile esigenza di passar di stato
mantenendosi fedeli a ritualità cosmetiche 
dalla crema passando alla cremazione:
che sia per coglier l’ultima facoltà di decisione?
“certo, in polvere come si finirebbe cogl’anni
in qualsiasi cimitero, ma i tempi li decido io!”
…. ho quasi il sospetto che l’aggettivo “sapiens”
non potremmo vantarlo se a designare
fosse stato uno studioso quadrumane 

per me nel testamento vorrò restituire
quel che mi resta del maltolto porgendo
le proteiche spoglie da buttar nel pentolone
per farne crocchette energetico-solidali
atte a nutrire vivaci ed empatiche bestiole
loro come noi viventi sotto la luna e il sole

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