Eia, eia, eia, culaziòn!
mille e mille orgasmi or sono,
cerbiatto boschivo,
essendo il temuto degrado solo
un rischio remoto
al sacro officio devotamente
pio mi dedicavo,
e il fiotto, ardua preghiera,
s’involava dallo scroto!
la vista dell’altare d’improvviso
s’offuscava
e selvatico un divino erotico
sentimento
accarezzava il distante dio
di riferimento
e ’l mistico afflato sconfinate
l’ali dispiegava!
l’aspro tempo trascorso e la ripetuta onda
infeltrito hanno gli orpelli, diradato il mistero,
tramutata s’è quell’estasi vitale e profonda
in talismano supplice, sghembo, pavido scongiuro ....
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