L’estraneità
e fingere ad ogni dunque
che la propria vita sia quella evidente
anche fottendosene che i parametri
proprio non si somiglino
l’ingenuità di chi vive nel malanno
è pari a quella dell’affamato:
per un pezzo di pane cambio nome a mia madre
cieco mi fingo per una crosta di formaggio
qualche problema in più
s’incontra nell’esprimer sentimenti
forse perché essenziali son essi pe’ gli altri
ma non per chi vive e riflette da specchio
su deformate immagini riflesse ….
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