Ego me absolvo
giocator d'un poetico poker sono incallito
e dal mio volto per puntare a vincer tutto
ho sfrattato l'espressione come da progetto
del tempio di banalità di cui sono architetto
la pietà mi pervade solo se perdo
e mi presto dolci cure e gran conforto
dio incolpando per quanto gira storto
tutto obliando al successivo azzardo
i libri dei saggi le poesie ed i romanzi
sono poste che mi gioco impunemente
sublime lor grazia converto in cene e pranzi,
ogn'altra nobile velleità del tutto è assente
sorvolo seduto al tavolo sul senso dell'amore
per me l'infingere val molto più che respirare
passione ostento, imbroglio e mento recidivo
ed il mio più grande bluff è sembrar vivo
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