zia Elvira era la preferita di noi nipotini
viveva sola, diceva, insieme a nove gatti
ma ai più grandi non negava di concedersi
al cauto uso del gatto a nove code, ma non
da sola; ella gestiva la sua natura ribelle
con morbida pacatezza e incalcolabile fu
la sua perdita per noi e l'umanità tutta
splende in un passato abbastanza lontano
un Natale che lei trasformò in seminario
sull'idiomatica della comunicazion salottiera
e svolse la sua tesi iniziando dalla singolare
somiglianza tra il "caval donato" e il muliebre
"dono d'una cavalcata", sostenendo che solo
ad un asino sarebbe potuta sfuggire
la non infima concettual differenza
concluse, ancora tutti ben ricordiamo,
mettendoci in guardia verso argomenti
che poggiano su due identici perni verbali:
c'è modo e modo di relazionar la bocca
e 'l veleno: circa il "boccone avvelenato"
nulla c'è da temere ma se capita invece
un "bocchino al veleno", meglio rallentare
immortale zia Elvira che riappare fulgida
ad illuminar la mota magmatica dei cretini
protagonisti di tutto, costituiti di volgarità,
gestiti da noi spavaldi col telecomando
e se appena per errore compar l'intelligenza
si chiude, come soleva far col giullare il monarca
medieval-cortese: se cominci a dir di serio,
te ne vai dritto in prigion e poi sulla forca!
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