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ora posso trasognato contemplarti
perché non sei più il mio incubo,
non più accecato dal nero di seppia
da spuntoni graffiato di stoppia
dai miei successi deluso e dai soldi
eccitato da storpi disegni ribaldi
son gli affetti del quotidiano mondo
a galleggiar fra le onde del tempo
muri e porte del mio rifugio mentale
riferimenti di stenti ormai latenti,
acume e arguzia mancano ed incerto
nel pianto è il passo del trasferimento
nella luce si presenta tremulo l’angelo
all’anima truce che più nulla seduce
sanza appuntamento o accordo:
mio signore, solo un lampo interiore
ha chiarito ch'aleggia santo il risorto
solo per l'aspre strade in cui s'è morto
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Buon pomeriggio Deb, 😀! Molto carina questa tua poesia, 👍.
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ben tornata, m.lle Elenoire 😉 🙂 🙂
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Ma grazie Messer Deb, ☺️☺️☺️😘.
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Come nella bibbia la parabola della figlia prodiga.
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….. e adesso in cerca del vitello grasso per festeggiare 🙂 🙂 🙂
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